LA REGOLA CARMELITANA
La Regola fondata da Sant’Alberto agli eremiti del Monte Carmelo prospetta l’unità fra la vita eremitica (al n. 1 della regola Alberto li chiama eremiti) e la vita fraterna (per tutta la Regola gli eremiti sono chiamati frates oppure basterebbe leggere il sottotitolo della Regola stessa). I primi carmelitani, dunque, non furono solo degli eremiti, ma fratelli eremiti. Altre due regole scritte più o meno in questo periodo richiamano a questo concetto: quella camaldolese (fondata da san Romualdo (morto nel 1027) e quella di san Francesco (morto nel 1226). La Regola venne approvata per la prima volta da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam del 30 gennaio 1226. Papa Innocenzo IV ritoccò e confermò la regola dei frati Carmelitani con la bolla Quae honorem conditorisomnium del 1 ottobre 1247. Papa Eugenio IV nel 1432 mitigò il rigore della regola primitiva: ciò fu causa di raffreddamento dell’ideale di vita e di rilassamento dei costumi (ma vi erano anche ragioni storiche: a causa delle continue guerre subite in tutta Europa e i milioni di morti provocate dalla peste), ai quali si oppose vanamente l’opera di alcuni Priori Generali, come Giovanni Soreth († 1471). Le successive tendenze a un ritorno al primitivo rigore determinarono varie riforme (quelle di Mantova, di Albi).
REGOLA “PRIMITIVA” DELL’ORDINE DELLA B. VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO
DATA DA S. ALBERTO, PATRIARCA DI GERUSALEMME, CORRETTA, EMENDATA E CONFERMATA DA INNOCENZO IV.
[1] Alberto, per grazia di Dio chiamato patriarca della chiesa di Gerusalemme, ai diletti figli in Cristo B[rocardo] e agli altri eremiti che sotto la sua obbedienza dimorano sul monte Carmelo, presso la fonte [di Elia], salute nel Signore e benedizione dello Spirito Santo.
[2] Più volte e in vari modi [cfr Eb l, l] i Santi Padri hanno stabilito come chiunque, appartenga a questo o a quell’Ordine, seguendo qualsiasi forma di vita religiosa, debba vivere nell’ossequio di Gesù Cristo [cfr 2 Cor 10,5] e a lui servire fedelmente con cuore puro e buona coscienza [cfr 1 Tm 1, 5]. Ma poiché ci chiedete che in corrispondenza col vostro ideale vi fissiamo una norma di vita che possiate in avvenire osservare:
[Del priore e delle tre cose da promettere a lui]
[3] Stabiliamo per prima cosa che venga tra voi eletto un priore col consenso unanime di tutti o della parte più numerosa e più valida. Ognuno a lui prometta obbedienza, impegnandosi a vivere veramente con le opere [cfr 1 Gv 3, 18], insieme alla castità alla rinuncia della proprietà.
[La scelta dei posti dove risiedere]
[4] Potrete fissare la vostra residenza in posti eremitici o in altri luoghi che vi siano donati, purché rispondano idoneamente al vostro stile di vita religiosa e siano giudicati adatti dal priore e dai fratelli.
[Le celle dei fratelli]
[5] Inoltre, tenuta presente l’ubicazione del posto scelto ad abitazione, ciascuno di voi abbia la cella separata, secondo l’assegnazione fatta ad ognuno dal priore, col consenso degli altri fratelli o della parte più valida.
[La mensa comune]
[6] Tuttavia questo avvenga in modo che possiate mangiare in un refettorio comune quanto vi sarà distribuito, ascoltando insieme, dove si può realizzare senza difficoltà, qualche brano della Sacra Scrittura.
[L’autorità del priore]
[7] Non sarà lecito a nessun fratello, senza il consenso del priore in carica, di cambiare con un altro il posto che gli è stato assegnato. La cella del priore si trovi vicino all’ingresso, affinché egli possa andare incontro per primo a coloro che vengono, e secondo la sua volontà e le sue disposizioni sia fatto tutto quanto si deve fare.
[La preghiera continua]
[8] A meno che non sia occupato in altre legittime attività, ciascuno rimanga nella sua celletta o accanto ad essa, meditando giorno e notte la legge del Signore [cfrSal 1,2; Gs l,8] e vegliando in preghiera [cfr 1 Pt 4, 7]
[Le Ore canoniche]
[9] Coloro che coi chierici sanno recitare le Ore canoniche, le recitino secondo le prescrizioni dei santi Padri e la legittima consuetudine della Chiesa. Coloro che non sanno farlo, invece, dicano venticinque Pater Noster nelle vigilie notturne,eccettuate le domeniche ed i giorni solenni, nelle cui vigilie prescriviamo che detto numero sia duplicato, in maniera che si dicano cinquanta Pater Noster. La stessa preghiera, poi, si dirà sette volte alle Lodi del mattino, come si reciterà sette volte per ciascuna delle Ore, ad eccezione del Vespro, per il quale si dovrà dire quindici volte.
[Proibizione di possedere proprietà]
[10] Nessun fratello dica di avere qualcosa di proprio, ma tra voi tutto sia comune [cfr t 4, 32; 2, 4-43, e a ciascuno venga distribuito per mano del priore – o meglio del fratello da lui incaricato, secondo le necessità di ognuno [cfr At 4, 35], tenendo conto dell’età dei bisogni dei singoli.
[Cosa può possedere la comunità]
[11] Se sarà necessario, potrete possedere degli asini o dei muli, come anche allevare qualche animale o volatile. [L’oratorio e il culto a Dio]
[12] L’oratorio, per quanto è possibile, sarà costruito in mezzo alle celle, e in esso, se potrà farsi comodamente, dovrete riunirvi ogni mattino per partecipare alla celebrazione della Messa.
[Le riunioni e la correzione dei fratelli]
[13] La domenica o in altro giorno, se è necessario, vi intratterrete su quanto riguarda la custodia dello spirito dell’Ordine e la salute spirituale. In tali riunioni siano corrette con carità le colpe e le mancanze eventualmente riscontrate nei fratelli.
[Il digiuno]
[14] Dalla festa dell’Esaltazione della santa Croce fino alla Domenica di Risurrezione del Signore, digiunerete ogni giorno, eccettuate le domeniche, salvo che malattia, debolezza fisica o altra giusta causa non consiglino di tralasciare il digiuno, poiché la necessità non ha legge.
[L’astinenza dalla carne]
[15] Vi asterrete dal mangiare carne, a meno che non dobbiate prenderne a causa di malattia o di debolezza. E poiché in viaggio dovete piuttosto spesso domandare la carità, per non essere di peso a coloro che vi danno ospitalità, fuori delle vostre case potrete cibarvi con alimenti preparati con carne. E anche viaggiando per mare potrete mangiare carne.
[Esortazioni]
[16] Ma poiché sulla terra la vita dell’uomo è una prova [cfr Gb 7, I ] e coloro che vogliono piamente vivere in Cristo devono soffrire persecuzione [cfr Tm 3, 12], e il diavolo, vostro nemico, va in giro come leone ruggente in cerca della preda da divorare [cfr 1 Pt 5, 8], cercate con ogni cura di rivestire l’armatura di Dio, in modo da poter resistere alle insidie dell’avversario [cfr Ef 6, 11]. I vostri fianchi siano cinti col cingolo della castità [cfr. Ef 6, 14]; il petto difeso da pensieri santi, poiché sta scritto: “Un pensiero santo ti custodirà” [Pr 2, 11, sec. i LXX]. Dovete indossare la corazza della giustizia [cfr Ef 6, 14], per poter amare il Signore, Dio vostro, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza [cfr Dt 6, 5]e il vostro prossimo come voi stessi [cfr Mt 19, 19; 22, 37. 39]. Dovete sempre imbracciare lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del maligno [cfr Ef6,16]. Infatti, senza la fede è impossibile piacere a Dio [cfr Eb 11,6]. Sul capo vi porrete 1′elmo della salvezza [cfr Ef 6, 17], affinché attendiate la salvezza dall’unicoSalvatore, che salva il suo popolo dal peccato [cfr Mt 1,21]. La spada dello spirito, poi, cioè la parola di Dio [cfr f 6, 17], sia abbondantemente [cfr Col 3, 16] nella vostra bocca e nei vostri cuori [cfr Rm 10, 8], e tutto quello che dovete fare, fatelo nella parola del Signore [cfr. Col 3, 17; 1Cor 10,31].
[Il lavoro]
[17] Dovete attendere a qualche lavoro, affinché il diavolo vi trovi sempre occupati, né a causa del vostro ozio riesca a trovare qualche via d’ingresso alle vostre anime. In questo avete l’insegnamento e l’esempio del beato apostolo Paolo, per bocca del quale parlava Cristo [cfr 2 Cor 13, 3]: se seguirete lui, scelto da Dio predicatore e maestro delle genti nella fede e nella verità [cfr 1 Tm 2, 7],non potrete sbagliare. Egli ha detto: “ Fra voi… abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti, quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace” [2Ts 3, 7-12]. Questa via e santa e buona: camminate in essa [cfr Is 30, 21]
[Il silenzio]
[18] L’Apostolo raccomanda pure il silenzio: prescrive infatti che mentre si lavora, lo si osservi [cfr Ts 3, 12]. Anche il Profeta afferma: “ Il silenzio è il custode della giustizia” [cfr Is 32, 17]. E inoltre: ”Nel silenzio è nella speranza sarà la vostra fortezza” [cfr Is 30,15]. Perciò stabiliamo che dalla fine di Compieta sino a dopo Prima del giorno seguente osserviate il silenzio. Durante il resto del tempo, sebbene non si esiga il silenzio con tanto rigore, tuttavia si eviti con molta diligenza di parlare troppo. Infatti, come sta scritto e come non meno insegna l’esperienza: “Quando si parla molto, non manca la colpa “ [Pr 10, 19], e: “Chi e irriflessivo nel parlare, ne avrà danno” [Pr 13, 3]. E inoltre, chi parla molto, ferisce la propria anima [cfr Sir 20, 8]. E il Signore nel vangelo dice: “Di ogni parola oziosa che avranno detto, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio”. [Mt12,36]. Perciò ciascuno pesi le sue parole e ponga un freno alla sua bocca, affinché con la propria lingua non abbia a scivolare e a cadere, e la sua caduta sia insanabile e lo porti alla morte [cfr Sir 28, 29-30]. Col Profeta custodisca le sue vie per non peccare con la lingua [cfr Sal 38, 2], impegnandosi diligentemente e attentamente a custodire il silenzio, in cui e riposto il culto della giustizia [cfr Is32, 17].
[Esortazione al priore perché sia umile]
[19] Tu, fratello B[rocardo], e chiunque dopo di te verrà costituito priore, abbiate sempre in mente ed osservate con le opere quanto il Signore dice nel Vangelo: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” [Mc 10, 43-44; cfr Mt 20, 26-27].
[Monito ai fratelli perché onorino il priore]
[20] E anche voi, fratelli, onorate umilmente il vostro priore, più che a lui pensando a Cristo che lo volle vostro superiore e che a coloro che nelle chiese esercitano l’autorità ha detto: “Chi ascolta voi, ascolta me e chi disprezza voi disprezza me” [Lc 10, 16]. Così non sarete chiamati a giudizio per averlo disprezzato, ma per la vostra obbedienza meriterete il premio della vita eterna.
[Conclusione]
[21] Vi abbiamo scritto queste cose brevemente, fissando per voi una norma di vita, secondo la quale dovrete vivere. Se poi qualcuno farà di più, il Signore stesso, quando tornerà, lo ricompenserà. Tuttavia si comporti con discrezione, moderatrice della virtù.