INDOLE MARIANA DELLA VOCAZIONE CARMELITANA
padre Flavio Caloi, vicario generale
1. LA REGOLA E LE COSTITUZIONI: UN’INCARNAZIONE DEL VANGELO
Noi sappiamo che la Regola e le Costituzioni sono i testi fondamentali per noi per puntualizzare meglio il Vangelo nella nostra vita. La regola fondamentale della nostra esistenza è il Vangelo, al di là, dentro, oltre, prima e al centro di tutta la nostra esistenza. Tutte le altre leggi, le altre indicazioni e gli altri testi sono dati a noi per vivere il Vangelo e per essere delle persone che nello Spirito Santo danno spazio a Gesù nella quotidianità. I testi costituzionali ci aiutano a focalizzare certi aspetti della nostra Regola che è fortemente evangelica e fortemente biblica.
2. LA “MARIANITÀ” COME SOSTANZA DEL NOSTRO ESSERE
Già nei primi numeri delle Costituzioni (n.2) noi troviamo una affermazione che credo importante: “Le origini dell’Ordine, il titolo della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e le antiche tradizioni spirituali, dimostrano l’indole mariana e biblica della vocazione carmelitana”. Subito si parla di indole, cioè della caratteristica nostra. Ma la parola “indole” non significa soltanto apparenza esterna; in questo senso, significa la “sostanza”, ciò che veramente caratterizza il nostro essere. E’ la marianità e quella marianità che è trasparenza di Dio, che è tutto di Dio. Perché se Dio in se stesso è povertà, è l’estrema povertà perché è l’amore (e l’amore è sempre spossesso di se stesso, è sempre dono all’altro, è sempre vivere per un altro), colei che è vergine, cioè che non è impedimento in nessun aspetto, che è solo trapassata dalla luce e dall’amore – la Vergine – è povertà. Non è che faccia un gesto di umiltà dicendo: “Io sono l’ancella del Signore, sono un niente… Dio ha guardato…” No. E’ proprio povertà perchè è svuotata di se stessa. E’ soltanto una persona che indica un Altro, che vive per un Altro, che è per un Altro: per il Figlio; che vive per il Padre, per la volontà del Padre; che è solo nutrita di Spirito Santo. Quindi, è evidente che “indole mariana” significa presenza totale di Maria dentro la nostra vita. Non è una vernice esterna, ma è qualcosa che ci trapassa e non soltanto ci caratterizza per determinati contorni, ma ci impregna, ci intride. Abbiamo così un’indole mariana e biblica proprio perché la nostra vita è inserita nella parola di Dio fatta storia.
Se siamo mariani e biblici – voi vedete subito – siamo nell’incarnazione e l’incarnazione parla sempre di storicità. Il vostro amatissimo provinciale parla di “laicità”: è la stessa cosa – la stessa batteria, dico io – cioè un dialogo con la storia e la storia è fatta da uomini, da persone, che vivono in un determinato luogo, in un determinato tempo. Si dà un valore veramente infinito al fluente e al transitorio, che è sempre portatore di eternità, che è sempre portatore di infinità. Il Signore però vuole che la fede – come dice Teresina – la viviamo qui ed ora perché è l’unico tempo in cui possiamo vivere di fede.
Ieri, un testo che abbiamo letto nell’Ufficio diceva che Gesù è l’autore e il perfezionatore della fede perché Lui per primo ha avuto fede: la fede di Gesù Cristo. Prima facevano fatica a dirlo; quando poi l’ha detto Von Balthasar, tutti han detto che era vero, perché l’ha detto lui. Ma se Gesù Cristo è storico, ha fede anche Lui, perché se no non sarebbe uomo.
Allora, un primo punto sarebbe: noi entriamo in un’indole mariana, che significa totalità di vita, caratterizzata dalla presenza di Maria.
3. TESTI DI RIFERIMENTO
Avrei altri cinque punti che mi sembrano venir fuori dai testi delle Costituzioni. Vi darò la lista dei testi, i numeri e poi vi indicherò cinque linee che mi sembrano nucleari, insomma delle piste. Sono cose che io ho segnato giù alla buona, recuperando “batterie” fatte nei tempi antichi, quando ero in una grande isola felice e gioiosa.
I numeri che parlano della Vergine sono: n. 2 par. 1-2; 7, 10, 21; 28,1 – 31,3 – 41,3. I nn. dal n. 53 al 56 non li considero tanto perché sono quelli dedicati all’onore e alla devozione della Vergine Maria, cose – lo so – che voi seguite moltissimo. I pii esercizi di cui si parla ai nn. 57, 58, 59 sono molto importanti per voi, perché sono quelli che mettono i puntini sulle “i”. Tutto il resto è tutta teoria – voi direte -, tutta batteria del P. Flavio e va benissimo; però io le vostre batterie non le considero. Vedrete che ci sono dei numeri più caratterizzanti, soprattutto il n. 54 al par. 2, che è fondamentale per una riflessione mariana sulle Costituzioni. E’ uno dei testi più importanti, come altri, ad es. il 31.
Ci sono infatti, dei testi che parlano della Vergine Maria che sono buoni, ma ce ne sono alcuni – due o tre – che sono strutturanti: è un’idea che possiamo farci delle Costituzioni secondo una visione mariana, con un cuore mariano.
4. LINEE PORTANTI DELLA FIGURA DI MARIA
Le linee portanti che, secondo me, emergono dalle Costituzioni sono cinque:
- presenza e impronta di Maria (qui c’è scritto indole mariana, che può rientrare già nell’impronta, però io intendo in senso molto profondo, non superficiale, perché la superficialità in questi casi non serve a niente);
- comunione con Maria o intimità, o legame.
- modello, esempio, ideale in Maria (modello di vita, esempio di vita o di virtù, i voti, ecc.);
- come Maria, cioè come Lei vivere, agire, parlare, muoversi; puntando l’attenzione sulla parola “come”;
- accogliere Maria come Madre, patrona, maestra, ecc. E’ una accoglienza di Maria che diventa come luce. Il “come” – in questo contesto – ha un altro significato rispetto al precedente. L’altro era: come Maria vivere, come Maria agire; mentre qui è prendere la Madonna sotto un altro aspetto.
A questo punto abbiamo definito una certa impostazione, un certo quadro. Incominciamo un po’ il cammino alla buona.
a) Maria, Madre e Patrona
Al n° 2 par. 2 della prima parte delle Costituzioni si legge: “Eleggendo la Beata Vergine a Madre e Patrona, l’Ordine si mette sotto la sua protezione, proponendosi il mistero della sua vita e della sua unione con Cristo come modello e ideale di consacrazione”.
Riceviamo Maria come modello e ideale di consacrazione. Notate che le tematiche si uniscono e si agganciano. Nei gruppi sarebbe bene riflettere proprio sulle cinque linee fondanti accennate sopra, ritenendole come una sorgente di rinnovamento della vostra vita per scoprire le prospettive che già vivete o che potreste vivere, che potrebbero essere rinnovate o addiritura risultare nuove nella vostra vita. Guardate le Costituzioni con un occhio particolare, un occhio mariano che tiene in considerazione queste cinque piste. Nel paragrafo sopracitato sono già evidenti due piste, vedete? Eleggere la Beata Vergine come Madre e Patrona.
Ognuno di noi potrebbe fare una certa riflessione: se ricevo Maria come Madre, cosa mi dice? Se lei è la mia mamma nel mio vivere le Costituzioni, come le percepisco queste parole? Una mamma è impositiva o è suggeritrice? Una mamma è sempre consolante o è anche stimolante ed energica? Non lo so, ognuno di noi ha la sua sensibilità; ma vedete che prospettive si aprono? Sta a voi. E’ certo però, che guardare le Costituzioni da un punto di vista mariano potrebbe essere molto stimolante. Infatti, come abbiamo detto, sono solo due le prospettive ivi presenti: quella mariana e quella biblica, tenendo presente che quella mariana è sempre in funzione biblica, sempre in funzione evangelica perché Maria vive solo per Gesù. Allora si rinnova anche un modo di recepire le leggi o certe norme o certi testi costituzionali, che in questo modo, invece di essere un peso, delle determinazioni, diventano soprattutto suggerimenti e stimoli. Mai leggere le Costituzioni sotto l’aspetto del peccato! Dovremmo tirarci via dalla testa la questione del peccato in una vita teresiana, perché non si vive per la paura, ma si vive per la gioia, per l’incontro, si vive per il dialogo e per l’amore.
Durante diciassette anni in cui sono stato parroco ho cercato di dire solo una parola: “Dio è amore” e non ho mai parlato di peccato mortale, di inferno e di demonio. Alla fine credo che abbiano capito almeno quella idea lì. Una volta è venuto il Vicario generale della Diocesi – doveva dare le cresime e fare la visita pastorale -, e ha approffittato per dare una certa istruzione catechetica. Ha incominciato subito parlando del demonio, del peccato mortale e dell’inferno e io stavo lì ad ascoltare sorridendo. Siccome per cent’anni han sempre sentito parlare di tutte quelle cose, ho pensato che anche se per diciassette anni facevano un po’ di digiuno non avrebbe fatto loro male. Io credo che se noi amassimo, saremmo molto più virtuosi di quanto lo saremmo se fossimo invasi dalla paura. La paura può far scappare uno perché la casa brucia, ma la paura non getta uno nel cuore e nelle braccia di una persona amata. E il Signore ci ha sempre detto che lui è amore e misericordia e non ha mai avuto paura di dire che è misericordia anche per i più grandi peccatori. I tre Manoscritti di Teresa di Gesù Bambino terminano tutti con la parola amore e lei ci dice: “Anche se avessi i peccati più grandi del mondo andrei a gettarmi tra le braccia di Colui che mi aspetta”.
L’indole mariana ci viene ad indicare un cammino di maternità perché eleggiamo la Vergine Maria come Madre e Patrona; quella che ci protegge. Ricordate le grandi Patrone nei grandi disegni antichi nei quali la Vergine Maria ha un manto immenso e tutta quella grande folla è raccolta sotto? Ricordate come Gesù piangeva davanti a Gerusalemme, e come Teresina nel giardino si commuoveva al vedere la chioccia che teneva sotto le ali i suoi pulcini? Ecco, la Madonna è là, e tiene tutti noi sotto la sua protezione: sotto un manto immenso che si dilata, è una Patrona.
Ecco, se noi rileggiamo le nostre Costituzioni, abbiamo dal secondo numero questa indicazione di rotta.
b) Maria, donna concreta nella ferialità
Poi guardiamo al n. 7 l’esperienza della Santa Madre: “Realizzando la sua opera, intese assicurare fedelmente la continuità del Carmelo. Animò di nuovo afflato il culto filiale della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”.
Si parla di figliolanza, quindi c’è ancora un rapporto di maternità. Riceviamo e accogliamo la Madonna, come Madre, ma con cuore nuovo, con uno spirito nuovo. La Santa Madre l’ha vissuto nel suo tempo; ma siccome il primo numero delle Costituzioni ci dice che dobbiamo sempre rinnovarci, incominciare sempre, “incominciamo ora”, sta a noi ora incominciare anche con uno spirito mariano rinnovato, ora! Il Concilio Vaticano II ci ha lasciato, a questo proposito, qualche parola sulla Madonna e può essere una novità anche per voi. Chi di voi andasse a leggere il libricino sulla Madonna di Antonino Bello, la scopre in una maniera nuova e non può rimanere insensibile. Qualcuno potrà dire: è un poeta. Ma certo; e se è un poeta, è un santo!. Leggiamo Antonino Bello sotto questo aspetto: la Madonna è descritta come una donna estremamente concreta, dalla vita feriale come la vostra. E’ un libro stimolante che fa vedere la Madonna in una maniera quotidiana, ma nuova.
Se guardiamo a come Teresa di Gesù Bambino ha vissuto il suo rapporto con Maria, vediamo come le cose sono rinnovate: c’è una necessità di assaporare le cose antiche con cuore nuovo. Lo diceva ieri il Vangelo: “Vi do un comandamento antico che però è nuovo”; ed è nuovo perché c’è una esperienza nuova, perché Gesù ci porta un amore nuovo e ci fa diventare amici affinché noi siamo amici degli altri. Io credo che il riflettere sulla Vergine Maria necessita di un rinnovamento continuo. E’ stato pubblicato un libro dalla Cittadella intitolato “Nostra Signora degli eretici”. Me lo ha passato il Padre. Generale e ve lo consiglierei perché mostra tutte le sofferenze reali – è fatto basandosi su testi storici e sulla mentalità sia biblica che extrabiblica del tempo – e quello che Maria ha passato. Insomma, non si può non pensare al fatto che una ragazza quindicenne va via con un giovanotto; fa centocinquanta chilometri di andata e di ritorno e poi ti porta un fagottino... E si tiene questo figlio fino a trent’anni in casa, quando tutti si sposavano prima dei vent’anni. Bisognerebbe vedere cosa diceva la gente in quel tempo, ma non perché noi ce lo inventiamo, ma perché i testi biblici o altri testi parlano di quelle cose. Quindi, bisogna vedere Maria in maniera molto, molto concreta.
Guardate la forza di carattere di Teresina quando parla della Vergine Maria e guardate come certe volte lì lei – sempre rispettosa – diventa critica verso i predicatori. Un rinnovamento della nostra spiritualità o la teologia mariana, ci possono aiutare a capire le nostre Costituzioni, perché bisogna rileggerle con uno sguardo mariano ma nuovo e non solo con quello che abbiamo ricevuto.
c) Maria, donna creativa, docibile
Il n. 10 ci dice: “La vocazione delle Carmelitane Scalze è un dono dello Spirito per il quale sono invitate a una arcana unione con Dio nell’amicizia di Cristo e nella intimità con la Beata Vergine Maria, in una esistenza nella quale l’orazione e l’immolazione si fondono con un grande amore alla Chiesa”.
Non voglio esser polemico, ma penso che noi siamo più portati a fermarci sulle ultime righe. Le Costituzioni alcune volte parlano di sobrietà, di semplicità, che è quella mariana e questo si acquista attraverso una convivenza con la Madonna. La convivenza con Maria è possibile se noi pensiamo a quello che si dice di lei nel Vangelo. Tutti gli aspetti mariani del Vangelo sono tutti aspetti di novità. Non ce lo aspetteremmo. Lei, abituata come tutte le persone ebree a non pronunciare il nome di Dio, a non vedere le immagini di Dio, si ritrova dentro nel suo corpo non solo una figura dipinta, ma una figura vera di carne ed ossa che è il Figlio di Dio: che è suo Figlio. Lo chiama, e lo vede; ma sta scritto: “Chi vede Dio muore”. Chi può dialogare con Dio che è fiamma? Eppure lei Gli parla con tenerezza, Lo incontra, Lo esperimenta. L’Annunciazione è un cambiamento radicale a cui però non era preparata. Ieri sera nel gruppo si diceva che certe volte bisogna prepararsi all’avvenimento: è un aspetto, è una possibilità pedagogica; ma molto spesso non si ha il tempo di prepararsi. L’Annunciazione è senza preparazione, lei dice “sì” nell’accoglienza. Dopo aver verificato le possibilità ha detto: “Io non conosco nessuno, come sarà?” “Abbi fiducia”… e ha dato fiducia piena perché in se stessa da sempre era fiducia, era trasparenza, era libertà. Era disponibilità. Questa è la prima novità che scopriamo.
Poi la nascita. Non ci aspettavamo che Dio andasse a nascere nel fondo di una grotta; e quando Gesù scompare nel tempio non riusciamo ad immaginare che sua mamma per tre giorni se ne stia tranquilla senza invece accorgersi dopo mezz’ora. Ma quelle mamme che si accorgono che il figlio è scappato dopo mezz’ora, hanno il cuore di Maria? Non credo. Nello stesso tempo Maria è libertà e ricerca. Quando è in ricerca dice: “Eravamo angosciati…”, che è come dire: “Caro Figlio, stavolta fai così e vieni a casa”. Questa sua libertà la vediamo a Cana dove rinnova la festa e dice: “Fate, quello che vi dirà”, cioè: fate. Io me ne vado, ma fate. Voi mi direte: “Ma sono tutti testi interpretati teologicamente”. Può essere; però, guardiamo la sostanza: è il primo miracolo che si descrive nel Vangelo. E’ lei che prende l’iniziativa e apre l’ “ora”, anche se il Figlio dice: “Non è la mia ora”. Quando sente dire che suo Figlio è matto, lei non lo porta via anzi, sta là ad ascoltarlo mentre lui dice: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli… chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre”; sta là tranquilla in mezzo a tutti i parenti che pensano che sia matto.
Maria è sempre una novità, è sempre creativa. Quando il Figlio sta per morire e lei vorrebbe piangere, là stretta stretta, proprio Lui le dice: “Senti Mamma, va con quest’altro, va’ con questo qui”. Per me questo è uno dei passi più grossi del mondo. Io l’ho visto con mia mamma e dopo l’ho sentito dire di altri casi: portate via la mammina dalla sua casa per mandarla in casa di un altro; tirate via una donna dal suo posto e mettetela in un altro. In qualche monastero, tirate via una suorina dal suo ufficio, dalla sua stanzetta – lei che è molto distaccata – e stiamo a vedere come va a finire. “Ma sai, qui respiro bene, è per la mia gola… Io potrei spostarmi in qualsiasi altra cella, ma certo, ma… immaginiamoci! Però qui… Tu sai, se non prendo un po’ di aria… I miei polmoni non è che respirino normalmente, ti accorgi?” “Sì, mi accorgo…”. Invece, Giovanni la prese con sè, quasi per farle un favore. La prese con sè…
E alla fine la vediamo ancora in mezzo agli Apostoli e agli altri, al centro; mentre noi ci mettiamo duemila anni per dare i diritti alle donne. Maria – lo ripeto – è sempre novità, è sempre creatività e se noi guardiamo la vocazione carmelitana-teresiana su questa linea mariana, siamo invitati a questa intimità con la Vergine Maria, che è una donna docibile, insegnabile – direbbe Elisabetta della Trinità – attraverso gli avvenimenti, attraverso la storia, attraverso le cose. Maria è fantasiosa come Dio perché rinnova tutto ed entra nella vita di ciascuno di noi. D’altra parte, deve aver molta creatività per entrare in casa mia, sapete?! Quindi, capite bene che questa intimità con Maria ci può rinnovare anche nell’interpretare le nostre leggi.
d) Maria, donna povera, obbediente, casta
Il n. 21 ci parla dei consigli: “…Assumendoli mediante i voti pubblici, le religiose seguono più da vicino la forma di vita che il Figlio di Dio scelse per sé e che la sua Madre abbracciò”. Possiamo dire – siamo al quarto punto delle nostre indicazioni – che, come Maria, viviamo i consigli evangelici. Come Maria sono povera, obbediente, casta. Bisogna guardare questa realtà dei consigli in una maniera evangelica perché Maria è evangelica e ha fatto i voti non pronunciandoli, ma nella concretezza quotidiana e in un luogo molto piccolo che era un Carmelo… perché Nazareth erano circa 15-20 famiglie, un villaggetto da nulla, di cento, duecento persone al massimo probabilmente tutti mezzi imparentati.
Il n. 28 parla della castità che “deve essere vissuta con umiltà e senza presunzione, con la fiducia posta nella grazia di Dio, in un rapporto di amicizia con Cristo Gesù e con Maria, Vergine fedele e modello di consacrazione verginale”. Qui ritroviamo l’aspetto della comunione, del rapporto di comunione, che può essere intimità, legame o amicizia.
Si parla di vera amicizia con la Madonna. E’ bello vedere una mamma amica di sua figlia. A volte si sente dire: “Sono due amiche, guarda come si vogliono bene”; poi si scopre che le due amiche sono mamma e figlia e non si distingue neanche l’età fra le due. E’ importante che il matrimonio e qualunque altro rapporto umano tenda verso l’amicizia perché in fin dei conti l’unica indicazione che ci ha dato Gesù, che noi chiamiamo comandamento ma che in realtà è una parola di vita, è di amarci scambievolmente, cioè “Siate amici come io sono amico vostro e come sono amico di mio Padre. Perché so tutto quello che mi dice mio Padre e io gli rivelo tutto e quello che gli rivela tutto è lo Spirito Santo”.
Questo significa leggere le Costituzioni sotto l’aspetto dell’amicizia con Maria. Questo ci aiuta a vivere la castità. Inoltre il testo citato della castità è bello anche per l’aspetto della gioia perché la gioia è il segno dell’amicizia, della riconoscenza.
e) Maria, donna libera
Arriviamo al n. 31 che mi sembra un numero portante, fondamentale. Mi riferisco soprattutto al terzo paragrafo: “Essendo anch’esse “povere del Signore” che come Maria, tutto attendono da Dio nella speranza, le monache progrediranno nella libertà dalle cose esteriori, che non cerca le sicurezze umane e nello spogliamento di sè, che le prepara all’incontro contemplativo con Dio, nella spontaneità e semplicità delle relazioni fraterne e dello stile di vita”. Si attende tutto da Dio, come Maria. E attendendosi tutto da Dio, che è l’Assoluto e che è il Tutto, si cresce e si progredisce in una libertà. Non c’è nessun legame che ci schiacci, che ci impedisca di volare; non c’è nessuna remora che ci faccia attardare in cose che possono avere la loro importanza, ma che non sono le ultime, le vere, le fondamentali, le sussistenti. Come Maria ci spogliamo, ci liberiamo, ci distacchiamo.
Più cresco nell’età e più parlo di distacco perché credo che la santità sia distacco. L’espressione nella quale Teresa di Gesù Bambino dice che santità e amore significano distacco da se stessi, è sacrosanta. Poi l’amore è solo povertà perché se ti voglio bene, tu sei tutto per me e io non esisto; tu sei più importante di me!. Non c’è niente da fare: vivo solo di te, vivo solo per te. Gesù vive solo per il Padre, il Padre vive solo per Gesù. Non c’è nessun ripiegamento su se stessi.
Un autore non molto conosciuto – padre Maurice Zundel – grandissimo mistico, stimatissimo da Paolo VI , svizzero, messo un po’ da parte per tanti anni; nel 1973 è stato chiamato a predicare gli esercizi spirituali in S. Pietro. Ecco, quest’uomo, che era di una estrema povertà e semplicità, ha parlato proprio di Dio-povertà. Dopo, il padre Varion ha proseguito sulla linea dell’umiltà di Dio, della sofferenza di Dio; ma le intuizione vere sono del P. Zundel. E ha ragione: l’amore è solo povertà e mai ripiegamento su se stessi. Per questo Dio è Trinità e non può essere che Trinità, se è Amore. Non può essere una sola Persona Dio, è impossibile, perché l’amore è sempre un andare al di là, oltre se stessi.
E’ per questo che il distacco, – quando parliamo di abnegazione – è abnegazione evangelica. Nella Trinità il Padre vive solo per il Figlio e il Figlio vive solo per il Padre e lo Spirito, che manifesta la povertà del Padre e del Figlio, potrebbe essere quasi una indicazione dell’estremo limite della povertà perché non è spirito di se stesso, ma del Padre e del Figlio ed è sempre dipendente dall’uno o dall’altro; è sempre relazionato ad un altro.
Vedete come in Dio c’è questa estrema libertà, questo distacco da se stessi. In questo n. 31 si parla proprio di spogliamento che conduce ad un incontro contemplativo: “Ti sto guardando, e quando sono stupito mi dimentico”. E’ questa l’estasi: è un uscire da se stessi, un situarsi fuori, nell’altro. Questo avviene nella spontaneità e semplicità delle relazioni fraterne e nello stesso tempo nello stile di vita, nella sobrietà. “Spontaneamente ti amo perché dentro ho lo Spirito che mi porta a te e che non mi fa ripiegare su di me”. Distaccati da te stesso e allora vedrai che la contemplazione è proprio l’essere un bambino stupito davanti a Colui che è amore, sommamente amore, che è il Creatore del cielo, della terra e delle galassie.
Hanno scoperto una nuova galassia qualche anno fa in Arizona: centomilamilioni di stelle. Noi ci accontentiamo di un solo sole e Dio sparge stelle per dirci: “Caro, apri il cervello perché la santità non è solo la tua stradina piccola piccola, per quanto sia dritta, dritta, sicura e veloce”. Ma questa stradina piccola, dritta, sicura e veloce ti fa capire che sono cento miliardi le strade piccole piccole, dritte dritte, veloci e veloci perché di Teresa di Gesù Bambino il Signore ne vuole miliardi e miliardi a questo mondo. Se il Signore del cielo e della terra si abbassa ad entrare in una piccola ostia e ti fa capire che l’intimità con sua Madre gli ha insegnato a parlare – lui che era la Parola – ti fa anche scoprire che il Carmelo è molto vasto, molto profondo ed è al di là di tante, tantissime forme che noi abbiamo fossilizzato ed inscatolato come sardine. Le leggi e le Costituzioni possono essere apertissime, se noi le guardiamo con lo sguardo mariano.
f) Maria nel dinamismo dello Spirito
Il n. 41 dice: “L’esercizio dell’obbedienza conforma sempre di più ai sentimenti di Cristo, diventa adesione teologale al volere di Dio, e trova in Maria un modello perfetto, perché, da ancella del Signore, “mai fu spinta ad agire da nessuna creatura, ma agì sotto la mozione dello Spirito Santo”. Qui abbiamo l’espressione modello perfetto e mozione dello Spirito Santo. Maria è modello perché si è sempre lasciata condurre dallo Spirito Santo, ma lo Spirito Santo è creatività pura: non sappiamo da dove viene e non sappiamo dove va e rinnova sempre la faccia della terra. Dove c’è il caos primordiale, lui porta la pace, dove c’è la morte, porta la vita. Il modello di cui parliamo, Maria, non è una natura morta, ma una persona ed una persona è per sé dinamica: è vita ed è imprevedibile come lo Spirito perché è soggetta ad una conversione, ad un cambio, può sorridere. Può avere un gesto che solo l’amore può captare, ma che ti rivela qualcosa di sconosciuto, che non ti appartiene e che ti spinge ad un percorso nuovo. Maria come modello, non è un modello statico: è una persona.
Come farebbe Maria? Se ti piace questa forma espressiva e ti aiuta, sei libera; se ti dà fastidio lasciala stare. Non è obbligatorio dire: “Come farebbe Maria?” Ti dico: “Sii te stessa e Maria agirà nella tua vita”. Ma non occorre fare sempre riferimento: come farebbe lei, allora io farei… Maria farebbe come fai tu! Anzi, agisce in te, col tuo cuore. Questo è il modello vivo.
g) Maria, la verginità dell’essere per l’altro
Anche al n. 53 abbiamo una struttura portante. Nel primo paragrafo si dice che le Carmelitane Scalze “tendono alla perfezione evangelica in comunione con la Santa Madre di Dio”; sempre quel rapporto di intimità, di amicizia di cui abbiamo parlato. A mio parere però, il testo veramente importante che è chiave di interpretazione dei capitoli successivi delle Costituzioni, è il secondo paragrafo, perchè è l’indicazione di come noi dobbiamo vivere quattro aspetti della nostra vita: “La presenza di Maria tra le sue figlie e sorelle – e amiche, direi – pervade tutta la vocazione carmelitana e conferisce una particolare impronta mariana alla contemplazione, alla comunione fraterna, all’abnegazione evangelica e allo spirito apostolico”. Si fa riferimento ai capitoli successivi. Ad esempio, l’abnegazione evangelica non è stata sviluppata prima ma è una conclusione dei voti e sull’abnegazione evangelica non c’è un accenno precedente alla Madonna. Qui però viene subito detto, anche perché l’abnegazione evangelica è una visione del mondo – direi- e non solo un aspetto: è una realtà che pervade tutta la nostra esistenza, pervade i nostri voti, pervade la nostra vita contemplativa, pervade la vita fraterna e lo spirito apostolico.
Anche per gli altri aspetti vale la stessa cosa, ma l’abnegazione evangelica ha la sua tonalità su cui ho insistito prima, proprio di distacco, di povertà e di amore. E’ il riversarsi verso l’altro, è l’abbassamento, la verginità dell’essere umano che è tutto per l’altro e mai ripiegamento su se stesso. La Madonna con la sua presenza pervade tutta la nostra vocazione e dà una fisionomia che ci penetra fino in fondo. E’ l’impronta mariana in questi quattro aspetti fondamentali dell’essere carmelitano: contemplazione, comunione fraterna, abnegazione evangelica e spirito missionario apostolico.
h) Maria, con noi, pellegrina nella fede
Il n. 54 riprende ancora: “La Vergine Maria riempie della sua presenza tutta la storia dell’Ordine” che, con il paragrafo secondo, è struttura portante.
Per me le strutture portanti sono queste tre che vi ho accennato: il n. 31, il n. 53 par. 2 e il n. 54 par. 2; e vediamo subito perché. “Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce hanno confermato e rinnovato la pietà mariana del Carmelo. Essi infatti hanno proposto Maria come Madre e Patrona dell’Ordine, modello di preghiera e di abnegazione nella peregrinazione della fede, umile e sapiente nell’accogliere e contemplare la parola del Signore, totalmente docile alle mozioni dello Spirito Santo, donna forte e fedele nella sequela di Cristo, associata nel dolore e nella gioia al suo mistero pasquale”. Quel come iniziale dovrebbe essere seguito da due punti – Madre e Patrona – e da cinque caratteristiche: modello, accogliente, docile, donna forte e fedele.
Dopo di chè possiamo vedere il n. 55: bello, ma forse non così strutturante, anche se per voi può darsi che vada bene: “La contemplazione della Vergine Maria, perfetta realizzazione dell’ideale del Carmelo, diventa luce per seguire le sue orme…”. Contemplando Maria la seguiamo perché siamo innamorati di lei e quindi siamo trascinati, come diceva Teresina utilizzando il Cantico dei cantici: “Attirami e correremo”. Ti guardo, mi illumino di te e ti seguo. “…Essa infatti primeggia tra gli umili e i poveri del Signore ed è l’esempio eminente della vita contemplativa della Chiesa. Ogni sorella accolga Maria come Madre e Maestra spirituale per essere conformata a Cristo e condotta alla vetta della santità”. Qui Maria non solo è Madre e Patrona, ma anche Maestra spirituale per essere conformi a Cristo, cioè per essere evangelici. L’impronta mariana è necessaria per essere veramente impronta di Gesù Cristo, conformi a Lui ed identificati a Lui. “Per mezzo della professione le sorelle sono legate in modo particolare alla Vergine Maria, e portando lo Scapolare manifestano la loro appartenenza al suo Ordine e l’impegno di rivestirsi delle sue virtù”. Insieme alla comunione-amicizia, come vedete, abbiamo in questo testo il nuovo tema dell’appartenenza che è sottolineato nei documenti recenti.
Terminerei con il n. 56; gli altri; 57-58-59, – come ho già detto – sono di timbro piuttosto pratico.
“Per rispondere al disegno di Dio che ha unito strettamente la Vergine Maria al mistero di Cristo e della Chiesa, le sorelle avranno cura di approfondire la sua vita e la sua missione, alla luce della Sacra Scrittura, dei Padri, della Liturgia e del Magistero della Chiesa. Onoreranno la Madre di Dio con il culto a lei dovuto nella luce del mistero pasquale di Cristo…” La Chiesa la “contempla come modello dell’atteggiamento spirituale con cui si devono celebrare e vivere i divini misteri”. Ci sono le indicazioni per approfondire di più questa impronta mariana attraverso i testi che sono fondamentali per un cristiano: la Bibbia, la Tradizione, i Padri e la spiritualità e per rinnovare noi stessi, la nostra teologia, la nostra cultura spirituale; in modo tale da vivere le Costituzioni in maniera sempre rinnovata.
Infatti tanto più siamo mariani in una riflessione profonda, tanto più capiamo anche le indicazioni che ci vengono dalla Regola e dalle Costituzioni.
5. CONCLUSIONE
Io ho suggerito delle piste. Si potrebbe fare un discorso lungo e molto bello; ma se voi usate queste chiavi che ho cercato di darvi in maniera molto semplice, nella vostra comunità o adesso nei gruppi, potete vedere queste caratteristiche e poi riprenderle con le Costituzioni. Le norme e le indicazioni, le prescrizioni, devono essere tutte viste – secondo me – sotto questo aspetto di tipo teologico e vitale, esperienziale, concreto; se no diventiamo soltanto ripetitori di gesti. Occorre insistere sempre sulla presenza di Maria, sulla comunione, intimità ed amicizia con lei, modello vitale; vivere come lei e accoglierla nelle tante e tante caratteristiche che lei ha.
Tratto da
ATTI
Prima settimana di formazione permanente
Gazzada 5-9 maggio 1997